Biografia di Benedetta Bianchi Porro

MA IO NON DESIDERO NULLA: SOLO QUELLO CHE DIO VORRÀ, DA ME

Profilo biografico

1.1 Infanzia (1936-1946)

1936     8 agosto, ore 15.30: a Dovadola (provincia di Forlì, allora diocesi di Modigliana e ora di Forlì) nasce la primogenita dell’ingegnere Guido Bianchi Porro e della casalinga Elsa Giammarchi, coniugati il 28 settembre 1935. La regolarità del parto non impedisce un’emorragia nella neonata che induce la madre a conferirle il battesimo di necessità. Le impone il nome di Benedetta.

13 agosto: nella chiesa della Ss. Annunziata di Dovàdola, si supplisce il rito battesimale dal parroco don Luigi Lasi, e le vengono confermati i nomi di Benedetta Bianca Maria Madrina, la zia materna Carmen Giammarchi.

novembre: è colpita da poliomielite con conseguente accorciamento e assottigliamento della gamba destra. Sarà costretta a far uso della scarpa ortopedica.

1936-1941           trascorre i primi anni dell’infanzia soprattutto a Milano, i mesi di luglio a Cesenatico (1937-1939), a Belluria-Igea (1940), a Rimini (1941), agosto e settembre sempre a Dovàdola. Intanto vengono alla luce altri fratelli: Gabriele (Forlì, 27 maggio 1938), Emanuela (Milano, 25 gennaio 1941). Successivamente, Corrado (Forlì,2 luglio 1946) e Carmen (Milano, 7 dicembre 1953).

1937    marzo-maggio va soggetta a ripetuti episodi bronchitici, esantemi infantili e otite purulenta bilaterale.

1941      10 agosto: dietro invito della mamma, inizia qualche appunto di diario.

1942      fine novembre: il padre concretizza la sua consulenza di ingegnere idraulico presso le Terme di Sirmione sul lago di Garda (Brescia) e vi si stabilisce con tutta la famiglia.

1° dicembre: Benedetta viene iscritta alla prima elementare statale di Sirmione.

1943: giugno: termina l’anno scolastico e risulta la prima della classe con il più alto voto di Religione.

settembre: gli eventi bellici di questo storico mese costringono i Bianchi Porro a stabilirsi nella loro abitazione di Forlì.

2 novembre: per la precoce intelligenza Benedetta salta la seconda classe e si iscrive alla terza elementare statale di Dovàdola.

1944      7 aprile: il primo bombardamento alleato su Forlì costringe il Provveditorato agli Studi a chiudere tutte le scuole. La famiglia sfolla nella residenza di campagna a Casticciano.

 

7 maggio: preparata dal parroco Guido Casadei e dopo un ritiro di tre giorni presso le suore, riceve la sua “indimenticabile prima Comunione” nella chiesa della SS. Annunziata di Dovàdola.

21 maggio: nella stessa chiesa è ammessa al Sacramento della Confermazione da mons. Massimiliano Massimiliani, vescovo di Modigliana. Madrina: Rosa Savorani in Billi.

23 maggio: all’età di otto anni, per ordine della madre, inizia a scrivere il suo Diario in maniera più ampia, che chiama il «mio caro libro», «il mio compagno di vita» e costituisce una fonte primaria per la scoperta della sua personalità.

4 giugno: gli americani entrano in Roma, costringendo le truppe tedesche a ritirarsi sulla cosiddetta «Linea Gotica» che corre lungo l’Appennino tosco-emiliano.

9 giugno: la madre ritira la pagella scolastica a Dovàdola. La bimba riporta un’alta votazione.

25 agosto furiosa incursione aerea alleata sulla grande piazza Saffi di Forlì. Illesa la casa dei Bianchi Porro, situata nelle vicinanze del disastro.

4 novembre: nella notte, liberazione di Forlì da parte degli alleati. Il fronte bellico si attesta sul torrente Senio.

1945      8 gennaio: Benedetta si ricongiunge definitivamente alla famiglia a Forlì.

12 febbraio: è iscritta alla quarta elementare presso l’Istituto delle Suore Dorotee di Forlì.

26 luglio: sostiene gli esami e risulta la prima della classe.

15 ottobre: inizia la quinta elementare presso lo stesso Istituto.

12 novembre: accompagnata dalla madre, si reca a Bologna per la confezione delle scarpe ortopediche pesanti e dolorose.

1946      25 giugno: supera l’esame di ammissione presso la Scuola Media Statale «V. Trucchi» con la media del sette e mezzo.

6 luglio: si trova all’Istituto Ortopedico «Rizzoli» per l’opportunità dell’intervento correttivo agli arti inferiori, che il 22 seguente si ritiene di differire a tempo indeterminato.

  • Adolescenza (1946-1953)

1946      26 ottobre: iscrizione alla prima Media Parificata presso l’Istituto «S. Maria degli Angeli» delle Suore Orsoline a Brescia. Il Preside è tenuto in concetto di «santo».

14 novembre: si trasferisce a Brescia con la signora Ines Rabotti, di cui è ospite. Il giorno dopo inizia le lezioni.

1947      20 gennaio-2 febbraio: costretta a letto dalla polmonite.

27 giugno: scrutinio scolastico finale. Benedetta riesce la prima della classe.

28 ottobre: ritorna a Forlì e il giorno seguente incomincia la seconda Media alla Scuola Statale «Biondo Flavio».

1948      28 gennaio: accuso uno strano malessere che le rende difficile e impossibile l’agire.

7 febbraio: una forma reumatica agli arti superiori le impedisce di scrivere (diario).

21-27 marzo: a letto per la febbre.

11 giugno: l’incedere claudicante le è reso più disagevole da un acuto dolore al ginocchio (diario)

15 giugno: chiude l’anno scolastico con una votazione che la colloca al primo posto nella classe.

18 ottobre: sempre alla «Flavio Biondo» inizia la terza media.

6 dicembre: con l’organismo in agitazione, avverte misteriosi presentimenti, e successivamente scrive all’amica Paola Rabotti: «[T]i stupirai certamente del mio silenzio, ma questa volta era giustificato: sono stata ammalata e per rimettermi poi a pari con le altre ci è voluto un po’ di tempo».

 

1949      7 maggio: si accosta alla Confessione con la sorellina Emanuela, che il giorno dopo farà la sua prima Comunione, e le fa comprendere tutta l’importanza de due sacramenti (diario)

4 giugno: sente «un mal di testa terribile e mi sento martellare le tempi e mi par di perdere qualcosa» (diario)

27 giugno: seduta plenaria della Commissione per l’Esame di Licenza sostenuto alla Media «Biondo Flavio». Benedetta risulta la prima con la media dell’otto.

9 luglio: per evitare la malformazione della schiena, indossa il doloroso busto ortopedico, ordinato all’Istituto Ortopedico «Rizzoli» di Bologna, il 18 giugno precedente (diario)

4-7 agosto: assalita da tonsillite con febbre (da diario)

5 ottobre: chiede l’ammissione alla quarta Ginnasiale nel ginnasio-liceo «G. B. Morgagni» di Forlì. Il 20 seguente comincia le lezioni.

1950      12-24 gennaio: bloccata in letto da disfunzioni di stomaco, tonsillite e laringite (dal diario)

15 giugno: chiude l’anno scolastico con la media del sette e moltissimo in Religione.

fine novembre: per «lucrare il Giubileo» dell’Anno Santo, accompagnata dalla madrina Carmen Giammarchi e con la partecipazione di alcuni sacerdoti, effettua il pellegrinaggio: Loreto-Roma-Assisi. Il fascino della Città Eterna la costringe a cantare sulla via del ritorno «Quanto se’ bella, Roma!» e a confidare al diario le impressioni riportate.

1951

4 aprile: a lezione di pianoforte avverte capogiri e tremiti alle mani. Riesce tuttavia a controllarsi, tanto che la maestra non si accorge di nulla (dal diario)

16-17 giugno: termina l’anno scolastico e supera l’Esame di Ammissione al Liceo. Votazione eccellente.

15 luglio: ricovero nella Casa di Cura «Villa Igea» di Forlì per correggere l’anomala posizione del piede talo destro. Intervento chirurgico eseguito dal prof. Leonardo Gui, il giorno dopo. Dimessa dalla Casa di Cura il 21 seguente.

25 settembre: presenta regolare domanda di ammissione in prima liceo nel Liceo Classico «G. B. Morgagni» di Forlì.

1952       16 giugno: fine della scuola con ottimo risultato. Poi passa da Forlì a Sirmione.

autunno: si iscrive alla seconda Liceo Classico «G. Baratta» di Desenzano del Garda, che frequenta da Sirmione.

1953       15 febbraio: durante la lezione di latino avverte i primi sintomi della sordità progressiva.

22 marzo: si alza con un terribile mal di testa e intontimento generale (dal diario).

2 giugno: finisce l’anno scolastico con la media dell’otto e mezzo.

6 ottobre: con supremo sforzo di volontà, dopo aver saltato la terza Liceo, ottiene il Diploma di Maturità Classica con la media del sette e mezzo.

  • Giovane universitaria (1953-1960)

28 ottobre: superate le incertezze sulla scelta della Facoltà, per compiacere il padre, presenta formale richiesta di immatricolazione all’Università Statale di Milano e di iscrizione al primo corso della Facoltà di Fisica per l’anno accademico 1953-54. Viene iscritta il giorno dopo con il n. 45465.

primi di novembre: dopo il doloroso distacco da Sirmione, si stabilisce a Milano nell’appartamento di famiglia.

28 novembre: per seguire la sua spiccata inclinazione umanitaria e assecondare il desiderio della madre, in un primo tempo la più contraria, chiede di passare dal primo anno accademico della Facoltà di Fisica al primo della Facoltà di Medicina e Chirurgia, adducendo motivi di ordine clinico.

13 gennaio: sospende il Diario, che sarà ripreso con un semplice pensiero nel 1961.

 

1954  3giugno: affronta il suo primo esame universitario di Istologia ed Embriologia generale con voto 20/30.

4 giugno: esame di Biologia e Zoologia con voti 24/30.

11 giugno: dà l’esame di Fisica con voti 25/30.

5 ottobre: affronta l’esame fondamentale di Chimica con voti 28/30.

26 ottobre: richiesta di iscrizione al secondo corso di Medicina e Chirurgia per l’anno accademico 1954-55.

1955       8 febbraio: per curare la sordità, ritenuta di natura psichica, si sottopone alla seconda seduta di psicoterapia dal prof. Mario Meucci, assistente incaricato della Clinica delle Malattie Nervose e Mentali di Milano. Benedetta prima si accerta che lucra non sia in contrasto con i suoi princìpi morali. Le sedute avverranno solo saltuariamente fino al termine dell’anno seguente. Sarà la stessa paziente a congedarsi spontaneamente, dimostrando la capacità di sottrarsi alle suggestioni dell’ambiente a ragion veduta, senza preconcetti e con fermezza.

4 giugno: supera l’esame di Microbiologia con voti 18/30.

8 giugno: supera l’esame di Biochimica con voti 19/30.

25 giugno: viene «respinta» all’esame di Anatomia umana normale con voti 10/30. Il segretario della Commissione esaminatrice si era rifiutato di presentarle domande scritte, per via della sordità, adducendo il motivo che una tale menomazione è di impedimento alla professione e scagliando in terra il libretto universitario.

12 luglio: nuovamente ricoverata nella Casa di Cura «Villa Igea» di Forlì. Dopo due giorni il prof. Leonardo Gui esegue l’intervento operatorio: resezione per l’accorciamento del femore sinistro di 3-4 centimetri, sutura e applicazione dell’apparecchio gessato dell’anca con il piede.

11 novembre: si ripresenta e supera l’esame di Anatomia umana con voti 23/10. Ne aveva fatto esplicita richiesta il 3 settembre, accolta dal Rettore dell’Università il 5 seguente.

16 novembre: richiesta di iscrizione al terzo corso di Medicina e Chirurgia per l’anno accademico 1955-56.

1956      17 febbraio: la sorella Emanuela avverte un passeggero miglioramento della facoltà uditiva di Benedetta.

23 giugno: sostiene l’esame di Fisiologia con voti 22/30.

28 giugno: affronta l’esame di Patologia generale con voti 26/30; lo stesso giorno parte per Sirmione.

11-12 luglio: la celebre danzatrice Carla Fracci, collega della sorella Emanuela, è ospite dei Bianchi Porro a Sirmione.

8 ottobre: rientra a Milano. Il giorno dopo sostiene l’esame di Psicologia con voti 27/30.

16 ottobre: supera l’esame di Farmacologia con voti 26/30.

3 novembre: richiesta di iscrizione al quarto corso di Medicina e Chirurgia per l’anno accademico 1956/57.

11 novembre: a Milano è derubata delle sue valigie custodite nell’automobile del padre, contenenti i vestiti migliori , i cari libri e i documenti scolastici. È inconsolabile. Poi commenta: «Il Signore vuole proprio tutto da me. Tutto!».

18 novembre: dall’appartamento di Viale Felice Poggi 7, si trasferisce stabilmente in quello nuovo di Piazzetta Maurilio Bossi 1, dietro il Teatro alla Scala.

31 dicembre: la comparsa di una piccola ulcera corneale induce il fratello Gabriele, lui pure laureando in Medicina, ad accompagnarla all’ambulatorio della Clinica Oculistica di Milano. Il prof. Elia Leo diagnostica una papilla da stasi, e sollecita il ricovero per accertamenti diagnostici. In quello stesso anno la giovane aveva già diagnosticato la sua inesorabile malattia. Dopo una seduta psicoterapica aveva mostrato all’amica di famiglia Elettra Frezzotti il volume quattro del Trattato di Patologia speciale medica e terapia di M. Bufano – P. Ottonello, alle pagg. 657-659, dove trattava della Neurofibromatosi o Morbo di Recklinghausen, osservando: «Veda, signorina: questa è la mia malattia!».

1957       7 gennaio: ricoverata al Padiglione «Bertarelli» della Clinica Oculistica per papilla da stasi. Riscontrati pure esiti lobo sinistro tiroide.

21 gennaio: confermata la diagnosi di papilla da stasi, la paziente è traferita al Padiglione «Beretta» (Neurochirurgia) della Clinica Chirurgica. Il giorno dopo viene sottoposta a craniografia e cisternoencefalografia posteriore. Chiede di essere dimessa il 25.

24 febbraio: rientra nello stesso padiglione per essere nuovamente sottoposta a cisternoencefalografia posteriore, in anestesia generale, che conferma il mancato contrasto delle cisterne degli angoli, e si avanza l’ipotesi trattarsi di una sindrome dell’angolo ponto-cerebellare. Viene pure eseguito un prelievo bioptico di un nodulo sottocutaneo e si pone finalmente la diagnosi istologica di neurofibromatosi diffusa. È dimessa il primo marzo.

28 maggio: viene dichiarata «idonea» nel colloquio di Anatomia e Istologia patologica.

6 giugno: brillante esame di Clinica otorinolaringoiatrica con voti 30/30.

11 giugno: in preparazione all’intervento chirurgico è temporaneamente ricoverata per gli esami: neurochirurgico (invariato), delle urine ed emocromocitometrico eseguito il 14. La paziente lamenta transitori annebbiamenti del visus nell’occhio destro con diminuzione della acuità; saltuariamente fugaci crisi con dolore intenso in regione nucale con irrigidimento. Il 16 chiede la dimissione, effettuata il giorno seguente.

24 giugno: rientra nel reparto neurologicamente invariata.

27 giugno: nel padiglione «Zonda», è sottoposta, per cinque ore, a intervento chirurgico, praticato dal prof. Augusto Beduschi, assistente di Clinica chirurgica generale e terapia chirurgica all’Università, con l’assistenza del prof. Valentino Tassinari: asportazione di neurinoma del nervo acustico in sede ponto-cerebellare ed esecuzione della decompressione cranica. Come applicazione si ha la paralisi del 7° nervo cranico sinistro, da resezione. Il giorno dopo il chirurgo, constata la paralisi, presenta le scuse a Benedetta che lo rassicura: «Lei ha fatto quanto umanamente era possibile..Mi dia la mano: non è il Padreterno, Lei!». Il decorso postoperatorio e la degenza si prolungano fino all’11 luglio.

metà ottobre: deve rientrare in ospedale a Milano per sottoporsi a plastica facciale.

30 ottobre: richiesta di iscrizione al 5° corso di Medicina e Chirurgia per l’anno accademico 1957-58.

26 novembre: ricoverata al Padiglione «Monteggia», il giorno dopo è sottoposta ad anastomosi spino-facciale sinistra. Dimessa il 7 dicembre.

1958      15 gennaio: si reca a Milano per massaggi elettrici al viso che continua poi a Sirmione.

16 febbraio: manifesta il progetto di iscriversi ad una scuola di disegno per corrispondenza che realizzerà all’inizio di marzo.

fine febbraio: colpita da influenza, subisce un susseguirsi di noiosissime epistassi.

metà aprile: la famiglia Bianchi Porro si trasferisce nella nuova villa di Sirmione in Via Grotte, 5. Oltre a dipingere, Benedetta riprende a suonare il pianoforte, mentre la guancia paralizzata comincia a muoversi.

30 giugno: inizia il lavoro di assistente presso il Laboratorio analisi del Centro Sordità Rinogena delle terme di Sirmione.

3 ottobre: rincuorata dall’amica Maria Grazia Bolzoni, affronta l’esame di Patologia speciale medica con voti 21/30.

27 ottobre, sostiene l’esame di Patologia speciale chirurgica con voti 26/30.

3 novembre:  richiesta di iscrizione al 5° corso ripetente di Medicina e Chirurgia per l’anno accademico 1958/59.

11 novembre: sconsigliata da amici medici di passare alla Facoltà di Biologia, a motivo della salute, dichiara al Rettore dell’Università di voler proseguire in Medicina. Intanto, i disturbi atesici (vertigini in posizione eretta), postumi dell’ultima operazione, la costringono a camminare appoggiata al bastone.

autunno inoltrato: pellegrinaggio a S. Giovanni Rotondo dal cappuccino stimmatizzato p. Pio da Pietralcina, accompagnata dalla madrina Carmen Giammarchi e dai nonni materni. Il padre le pone la mano sul capo, la rialza fissandola negli occhi.

1959                                                                                                                       

3 giugno: brillante esame di Clinica odontoiatrica con voti 30/30. Alla madre, che si congratula, dice: «Sì, anche questo è andato bene…ma a che serve, mamma? Tra poco…».

4 giugno: affronta l’esame di Clinica delle Malattie nervose e mentali con voti 27/30.

23  giugno: soccombe all’esame di Igiene con voti 14/30. È l’ultimo esame, anche se ora si propone di ridarlo.

4 agosto: essendo insorta una iniziale paresi bilaterale agli arti inferiori, è nuovamente ricoverata al Padiglione «Beretta» della clinica Neurochirurgia. Il 7 seguente viene operata di laminectomia e le è riscontrata l’aracnoidite spinale. In seguito a tale intervento la paresi agli arti inferiori diviene totale e insorge la paralisi dello sfintere vescicole, persistendo la totale cofosi. Lascia la clinica il 2 settembre. Alcuni clinici attribuiscono persino questa paralisi vescicale a «fissazione nervosa» da rifiutarle il catetere, con sofferenze fisiche per lei intollerabili.

  • ottobre: richiesta di iscrizione al 6° corso di Medicina e Chirurgia per l’anno accademico 1959-60.

1960     8-10 ottobre: è costretta a letto dalla febbre

21 ottobre: descrive ad un’amica «la sua vita di sempre: così completa!»: legge, suona il piano, disegna, cuce, segue l’andamento scolastico dei fratelli Carmen e Corrado e aiuta la madre nelle occupazioni domestiche.

22 novembre: trasmette per corrispondenza al professore di disegno i lavori eseguiti e domanda se può considerarsi libera.

30 novembre: dichiara formalmente di rinunziare al proseguimento degli studi universitari, per gravi motivi di salute, e chiede la restituzione del diploma di Maturità classica. Rinunzia accolta e restituzione effettuata il 2 dicembre seguente. L’8 ottobre 1969 sarà dichiarata definitivamente decaduta la sua iscrizione all’Università Statale di Milano.

  • Verso l’incontro nel dolore e nell’amicizia

(1961-1964)

1961      28 febbraio: entrata ormai nel mistero di Dio, con grafia tremante e quasi infantile come il suo spirito, confida alla madre la sua Professione d’Amore: «Quanto a me sto come sempre, ma da quando so che c’è Chi mi guarda lottare cerco di farmi forte: com’è bello così! Mammina, io credo nell’Amore disceso dal Cielo, a Gesù Cristo e alla sua “Croce gloriosa” (S. Teresa del B.G.)! Sì, io credo all’Amore! Tu mi dirai che io in Gesù Cristo ci sono nata. Sì, ma prima lo sentivo così lontano, ora invece so che Dio è dappertutto, anche se noi non lo vediamo, addirittura “il regno di Dio è in noi!” (S. Matteo)».

21 maggio: preparata da Benedetta, la sorellina Carmen fa la prima Comunione nella parrocchia di Sirmione. 

1962      5 maggio: è immersa nella lettura di passi scelti dal De Magistro di S. Agostino. Altri classici cristiani da lei preferiti: I Fioretti e il Cantico delle Creature di S. Francesco; La Storia di un’Anima e Le lettere di S. Teresa del B.G. Prega sul Messalino e lo Psallite da sola e con gli amici che le fanno visita. Quasi ogni giorno scrive i suoi pensieri spirituali, cominciati dal 9 marzo dell’anno precedente

24 maggio: dopo una novena di preghiere e di letture sulle  meraviglie di Lourdes, accompagnata dalla madre, parte per il suo primo pellegrinaggio sul treno celeste dell’Oftal, con lo scopo dichiarato di chiedere la guarigione.

30 maggio, ore 10.30-11: addio davanti alla Grotta. Con lei c’è una giovane di 22 anni condannata alla paralisi. Benedetta le aveva confidato il suo voto di farsi religiosa se fosse guarita; Maria Della Bosca, invece, di costruirsi una famiglia cristiana, ma non sa rassegnarsi a ritornare così dalla madre vedova e sofferente di cuore. Benedetta la invita a confidare. Pochi istanti dopo, Maria si alza da sola, passa sotto gli sbarramenti della Grotta e va a baciare la roccia, perfettamente guarita. Abita a Tirano (Sondrio), madre sanissima e felice.

1962          31 maggio: il treno celeste E la riporta a Milano “incantata” dalla realtà di Lourdes, perfettamente rassegnata. “Sono andata a chiedere la guarigione, ma il criterio di Dio supera il nostro ed Egli agisce sempre per il nostro bene”.

 

13 ottobre: fissa sull’agenda il suo ultimo pensiero spirituale che resta pure l’ultimo scritto della sua esistenza terrena: “la fede fa fare prodigi!”.

 

15 ottobre: ricovero all’Ospedale Civile di Desenzano (BS) per ascessi multipli dentari. È sottoposta a prove emogeniche il 18, a emotrasfusioni il 23, a esame emocromo il 30, a numerose estrazioni dentarie nei giorni 31 ottobre e 3, 10, 13, 20 novembre. L’esame obiettivo clinico risulta allucinante. Viene dimessa il 28 novembre.

1963   11 febbraio: anniversario delle apparizioni di Lourdes. In seguito all’insorgenza di iniziale perdita visiva bilaterale, Benedetta entra nella Casa di Cura «Città di Milano». Il giorno dopo è sottoposta ad intervento di deviazione ventricolo-cava superiore con la valvola Spizt-Stoltzer, essendosi riscontrato il blocco del liquore cefalo-rachidiano a livello ventricolare da sospetta compressione. L’operazione viene eseguita dal prof. Isacco Papo, assistente presso la Clinica Neurochirurgica dell’Università di Milano, e vi assiste pure il fratello di Benedetta, Gabriele.

27 febbraio: dimessa il 23 precedente, rientra in clinica per occlusione della valvola e viene nuovamente operata alle ore 17, senza esito. Dolorosissime convulsioni cerebrali caratterizzano una notte di angoscia, di solitudine, di terrore che Benedetta paragona all’agonia del Getsemani.

28 febbraio: si celebra la Messa nella sua stanza, l’ultima a cui assiste. Giovani amici leggono passi biblico-liturgici: la guarigione del re Ezechia, la fede del Centurione, le Beatitudini. All’elevazione dell’Ostia  gli occhi dell’ammalata assumono un colore sanguigno. Poi è la cecità assoluta, arricchita, però, di una misteriosa luce interiore.

1° marzo: venerdì dopo le Ceneri. Benedetta sia aggrava fino a temere della sua vita e don Luigi Scotti le amministra l’Unzione degli Infermi, mentre le campane annunziano il mezzogiorno.

12 marzo: l’ambulanza della Croce Rossa la riporta a Sirmione. La marcia inarrestabile del male ha ormai bloccato tutti i centri vitali, provocando cecità, perdita della mobilità degli arti inferiori, degli sfinteri vescicali, del senso del gusto, dell’olfatto e disartria. La sensibilità rimasta nella mano destra e un filo di voce fanno da ponte di comunicazione con il mondo esterno. Attraverso un alfabeto di segni e di tocchi convenzionali Benedetta «legge» i messaggi degli amici e risponde servendosi ordinariamente della madre. «Nel mio calvario non sono disperata. So che in fondo alla via Gesù mi aspetta. Ho trovato che Dio esiste ed è amore, fedeltà, gioia, certezza fino alla consumazione dei secoli. Fra poco io non sarò più che un nome; ma il mio spirito vivrà, qui fra i miei, fra chi soffre, e non avrò neppure io sofferto invano».

25 marzo: il fratello Corrado le legge alcune Preghiere di Michel Quoist: «Signore, mi hai afferrato, e non ho potuto resisterti. I miei dubbi furono spazzati. I miei timori svanirono. Segnata dal fuoco del tuo amore, ormai è fatto, Signore, non potrò più scordarti. Grazie, Signore, grazie! Perché aver scelto proprio  me? Gioia, gioia, lacrime di gioia».

15 aprile: matrimonio della sorella Emanuela con l’ing. Domenico Gorlani. Benedetta le augura tanta felicità, poi rimane sola, rallegrata da una breve visita dell’amico Roberto Corso.

24 maggio: la madre comunica a Suor Alberta Simionato, già insegnante di Benedetta, le sue impressioni sulla figlia: «È serena nel Signore. Vive pregando, cantando, dettando lettere agli amici, vive in una maniera più angelica, che umana. Ringrazia ogni sera Dio per i mali che le ha dato. E’ felice di poter morire senza un peccato mortale, ma nache in questo stato dice di amare la vita con il suo sole, con i suoi fiori, con la sua pioggia. È di un’ubbidienza e di una umiltà che sconcerta, che edifica. È forte, dolce, sicura. Dov’è passata, lascia un ricordo di sé che impressiona. Ma non vuole sentire dirlo, perché dice che le lodi sono solo tentazioni. Io non sono più addolorata per questo stato di salute di mia figlia. Ma la guardo umilmente, indegnamente, come si guardano i santi in chiesa».

metà giugno: la sua malattia subisce un inasprimento.

24-30 giugno: in compagnia della madre Benedetta compie il suo secondo pellegrinaggio a Lourdes, organizzato dall’OFTAL. Riceve la conferma della sua vocazione: «Dalla città della Madonna si ritorna nuovamente capaci di lottare, con più dolcezza, pazienza e serenità. La Madonna mi ha ripagato di quello che non possiedo più. Ed io mi sono accorta, più che mai, della ricchezza del mio stato, e non desidero altro che conservarlo. E’ stato questo per me il miracolo di Lourdes, quest’anno».

metà luglio: preoccupanti condizioni di salute.

24 luglio: lettera di Benedetta al dott. Umberto Merlo, determinante per la conversione del destinatario infermo.

fine luglio: mentre l’amico Roberto Corso prega per lei a La Verna, sul luogo delle stimmate di S. Francesco d’Assisi, Benedetta si fa leggere dalla madre i Fioretti e rivede momentaneamente la luce.

8 agosto: la sera del suo compleanno ha un secondo attacco cardiaco che supera, nonostante le sue condizioni.

metà agosto: avverte la «Chiamata» dello «Sposo» durante un peggioramento di salute.

20-22 agosto: l’infermiera Emilia Metalli la sorprende in atteggiamento estatico. Benedetta le confida di aver visto la Madonna, esclamando: «Com’era bella la Madonna!».

30 agosto: all’Ospedale di Riguarda a Milano muore il dott. Umberto Merlo. Nello stesso giorno Benedetta, ignara dell’accaduto, dice alla madre e al fratello Corrado: «l’esilio è finito…Tutti i dubbi saranno dissipati».

settembre: ricevuta la notizia della mancata maternità i Fabiola De Mora y Aragor, consorte del re Baldovino del Belgio, le indirizza una lettera di conforto.

9-10 ottobre: nella notte del disastro del Vajont (Veneto), all’oscuro del fatto, Benedetta prega ininterrottamente e vuole che la madre si associ a lei.

1° novembre: in presenza della sorellina Carmen, racconta all’amica Giuliana Casagrande di aver visto in sogno una gran luce sprigionarsi da un cimitero di Romagna con una rosa bianca sopra. Le raccomanda il segreto.

7 novembre: mentre nella chiesa del «Corpus Domini» a Milano gli amici assistono alla Messa in suffragio del dott. Umberto Merlo, a Sirmione Benedetta riceve la grande grazia di rivedere la luce.

21 novembre: durante la notte prega con fervore insolito insieme alla madre. Il giorno dopo apprende la notizia dell’assassinio di John Fitzgerald Kennedy, presidente USA, avvenuto a Dallas.

periodo pre-natalizio: manifesta un’altra apparizione della Vergine SS.ma.

25 dicembre, Natale, ore 10.20: telegramma degli amici di Milano a Benedetta: «Congregavit nos in unum Christi amor. Exultemus!». Nel trasmetterglielo, la madre deve interrompersi più volte. «È la lingua della Chiesa, mamma! Leggi adagio!…È la Chiesa che mi parla!». Gli stessi sentimenti aveva comunicato al p. Luciano Gino Viale, O.f.m., qualche giorno prima.

26 dicembre: affronta un viaggio faticosissimo per l’ultimo incontro con gli amici di Milano, dove giunge a tarda sera.

1964      b1° gennaio: viene riportata a Sirmione in attesa dell’ «Incontro». Detta ancora lettere e riceve le visite di Giuliana Casagrande.

20 gennaio: si confessa e riceve il S. Viatico dal parroco di Sirmione, don \Lino Zorzi.

21 gennaio: l’inferma si aggrava e la febbre sale oltre 39°, senza poterne individuare le cause determinanti.

1969: 22 marzo, solenne traslazione dal cimitero di Dovadola alla badia di sant’Andrea

1993, 23 dicembre: riconoscimento delle virtù eroiche

14 settembre 2019: nella Cattedrale di Forlì viene beatificata