Parrocchia – Abbazia di Sant’Andrea (La Badia)

informazioni

La chiesa è aperta dalle ore 8.00 alle ore 12.00, dalle ore 15.00 alle ore 18.30 (e su richiesta)
Parroco di riferimento: don Giovanni Amati (Responsabile dell’Ufficio Diocesano per le Comunicazioni Sociali)

Cell. 335-251530

e-maildon_a_gio@yahoo.it

L’Abbazia di sant’Andrea è attualmente la chiesa parrocchiale della comunità cristiana di Dovadola.

La cappella del Battistero ospita le spoglie mortali della beata Benedetta Bianchi Porro dal 22 marzo 1969, qui traslata cinque anni dopo la  morte: il perimetro della tomba è ricoperto da un’opera in cotto sormontato da altorilievo in bronzo con la riproduzione di un’effige raffigurante Benedetta – realizzata dallo scultore Angelo Biancini. Il sarcofago riporta a lato una citazione di santa Teresa di Lisieux suggerita da Benedetta stessa: “Non  muoio, ma entro nella vita”.

l’Abbazia è situata alle porte del paese, è circondata da un parco ricco di piante secolari (abeti e ippocastani) della omonima villa. La Badia risale all’XI secolo ed è costruita in un punto in cui anticamente sorgeva un’abbazia fondata da monaci cluniacensi. La prima notizia è contenuta in una pergamena del 13 marzo 1005, con cui l’abate del monastero di sant’Andrea in Ravenna concesse infiteusi, oltre ai vari terreni, la chiesa di Dovadola anch’essa dedicata a sant’Andrea con le sue pertinenze di terre, vigne edifici e con la mansione costruita accanto ad essa.

La seconda notizia risale al 1117 quando il conte Guido e la moglie rinunciarono a favore dell’Abbazia di san Benedetto in Alpe, ai diritti spettanti sui beni del Monastero di sant’Andrea. Nel 1506 papa Giulio II soppresse l’abbazia per la mancanza di monaci e per tutto il XVI secolo essa con i suoi beni venne assegnata in commenda a principi della chiesa o ad alti nobili. Nel 1611 papa Paolo V Borghese utilizzò parte dei beni dell’Abbazia per la costruzione della Cappella Paolina nella Basilica di santa Maria Maggiore in Roma  e concesse alla propria famiglia il giuspatronato sulla chiesa. Nel 1690 papa Alessandro VIII Ottoboni assegnò i beni residui dell’abbazia in enfiteusi perpetua alla famiglia Tassinari di Dovadola. Nel 1850 unitamente alle chiese e ai territori della Romagna fiorentina, l’abbazia entrò a far parte della diocesi di Modigliana fino agli anni ’80 del secolo scorso quando, con la riorganizzazione delle circoscrizioni diocesane, Dovadola e gli altri comuni della collina e montagna forlivese furono aggregati alla diocesi di Forlì-Bertinoro.

La struttura esterna della Badia si presenza con una facciata in stile romanico. Internamente, invece, l’abside con le sue finestrelle cieche e leggermente strombate, un capitello di rude fattura e un lacerto – forse un braccio di croce – raffigurante un agnello, sono le testimonianze superstiti di questa sua antica origine confermata dal possente e squadrato campanile con le aperture della vecchia cella campanaria (attualmente murata) in conci in pietra lavorata. L’abbazia è a tre navate coperte da volte a padiglione a crociere, con presbiterio rialzato e sormontato ad una cupola irregolare, conserva un piacevole aspetto tardo cinquecentesco di matrice fiorentina ed è il risultato di varie modifiche e interventi di restauro succedutisi nei secoli a causa dei danni provocati dagli incendi e dai terremoti, fra i quali particolarmente devastante fu quello del 1781.

Come raggiungerci:

La Badia si trova in via Benedetta Bianchi Porro, 6

nel comune di Dovadola a circa 20 km dal capoluogo di Forlì