Il cammino di Benedetta
Sulle orme della beata Benedetta Bianchi Porro
Il percorso che qui viene presentato è un mettersi sulle orme della beata Benedetta Bianchi Porro, per stare con lei, per ascoltarla, per imparare.
Innanzitutto per “stare con lei”. Se si vuole capire Benedetta, è necessario “stare” con lei, accettando anche di “stare sotto la croce”. In questo “stare”, scopriremo che il Signore ci parla attraverso Benedetta e c’insegna ancora una volta l’arte del bel vivere. Il percorrere i suoi luoghi natii non è dunque tempo perso, ma è un entrare nella sua “quotidianità”, nel suo “ordinario”: questo ci è molto utile, perché ci aiuta a comprendere che la via che Dio traccia per ciascuno di noi è nello scorrere della vita stessa.
In secondo luogo, “ascoltare Benedetta”. Non basta starle accanto, ma è necessario “ascoltarla” attraverso i suoi Scritti. Qui Benedetta fa trasparire tutta la sua voglia di vivere, le sue fatiche, le sue lotte e amarezze. Nei suo Scritti Benedetta ci rivela l’intimo e sincero dialogo con Dio e con i suoi amici.
Infine, ricchi di queste due esperienze, cominceremo ad imparare a fare altrettanto: a tal proposito, forse è bene ricordare le parole che Benedetta rivolse alla madre quando lei le confidò che tutti la ritenevano una santa: “Se lo dite, e non ci credete, siete solo dei codardi. Ma lo dite perché ci credete, allora poche chiacchere e imitatemi!”.
Le tappe che qui seguono, vogliono rispondere e ancor prima stimolare le nostre domande, le nostre attese, i nostri sogni.
La casa natale di Benedetta
Il luogo dove Benedetta è nata e cresciuta è importante, perché ci suggerisce che la “santità” non è un’esperienza fuori dalla nostra portata, ma è “di casa” per ciascuno di noi. Si tratta di educarci e nello stesso tempo a scoprire quella “santità della porta accanto” di cui ci parla papa Francesco. Signore, sostando innanzi alla casa di Benedetta, desidero ringraziarti perché mi ricordi che tutti siamo chiamati alla santità, non facendo cose straordinarie, ma facendo in modo straordinario le cose di tutti i giorni.
“Abitiamo nella nuova casa (a Sirmione). Quando me ne sono andata definitivamente da via Tonante (Forlì) ho sentito uno strazio al cuore. Addio, angolino…i tramonti li aspettavo lì, al buio, e mi piaceva aspettare il giungere della notte e guardare la storia misteriosa di tutte le cose che mi circondavano, e mi parlavano. Vivrò di ricordi, ora, soltanto. E sarà un ricordo. Passato, felice, ma non potrà più essere vissuto. E quando un giorno, pensando ai miei primi giorni d’infanzia, parlerò di te, sentirò una stretta alla gola, per il tempo perduto, per una gioia smarrita, per una vita sfogliata, come una piccola rosa, che nonostante il gelo, ha voluto sbocciare così senza petali, senza luce, senza sogni, ma con uguale profumo di vita, e che per non essere dimenticata più ha lasciato profumo ovunque” (Tema scolastico 1949).
BATTISTERO (chiesa dell’Annunziata), 13 agosto 1936
Sostiamo innanzi al Battistero dove Benedetta ha ricevuto il Battesimo, e qui l’occasione ci permette di far memoria del nostro battesimo e di rinnovare così le promesse battesimali.
Fede è costanza di rotta (Pensieri, 10 gennaio 1962)
La Fede è il nostro ultimo porto dove Dio ci attende. (Pensieri 16 gennaio 1962)
La fede è la più grande medicina che Dio ci abbia dato. (Pensieri 16 febbraio 1962)
La fede fa fare prodigi (Pensieri, 13 ottobre 1962)
La nostra Fede deve essere fatta di pace e di luce: fede vera (a Paola, 11 gennaio 1964)
Anche a me, don Gabriele, la Madonna mi è tanto cara per alcune ricorrenze che ora le dirò in breve: sono nata di sabato e battezzata in una piccola chiesa chiamata Annunziata, e pure lì, ho fatto la mia indimenticabile, prima Comunione (a p. Gabriele, 10 dicembre 1963) Signore, innanzi al Battistero dove Benedetta fu battezzata, vorrei ripensare al mio battesimo e domandarmi se anch’io lo sto vivendo con impegno e fiducia o…o se invece mi lascio vivere. Per intercessione della beata Benedetta, ti chiedo di ravvivare il dono che ho ricevuto e di far sì che produca frutti di fede, speranza, carità. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito santo.
Scuola
(1° dicembre 1942, Benedetta frequenta la 1^ elementare a Sirmione; 2 novembre 1943, a Dovadola si iscrive alla terza elementare, saltando la 2^ classe per la sua precoce intelligenza). La scuola che Benedetta ha frequentato nei suoi primi anni non svolge più la sua funzione. Ma sostare innanzi a questo edificio è importante, perché ci ricorda che santità è un “esercizio artigianale” che si costruisce nello scorrere della quotidianità.
“…Voglio dirti Mariagrazia che ti voglio sempre molto bene, come te ne volli subito tanto, la prima volta che mi parlasti. Davanti a una scala (scala universitaria). Una scala che se noi saliremo potrà portarci in Cielo. Ti voglio sempre bene, Mariagrazia anche se molte cose in me sono cambiate. Ciao”
(Benedetta a Maria Grazia, 15 gennaio 1964).
Signore, aiutami a vivere il tempo della scuola, del lavoro, dell’impegno quotidiano con impegno e responsabilità, sapendo che è questo quotidiano è il “luogo” dove Tu mi hai dato e mi dai appuntamento ogni giorno: qui ed ora. È quella “scala” grazie alla quale posso salire verso Te.
Cimitero
Il 23 gennaio 1964 Benedetta muore.
Il 24 gennaio vengono celebrati i funerali a Sirmione.
Il 25 gennaio viene portata nel cimitero di Dovadola.
Il 22 marzo 1969, il suo corpo viene traslato all’interno della Badia.
Anch’io ho paura della morte, ma penso (anche lasciando stare quello che ci attenderà dopo) che il Signore certo non mi abbandonerà in quel momento. E aspetto con fiducia. (A Leonida, 8 ottobre 1960)
“Io vivo in un deserto silenzioso, ma con la luce della preghiera, del resto presto suonerà la campana e Lui, finalmente, ci verrà incontro” (Benedetta, ad Anna, maggio 1963)
Il Paradiso è il porto di pace preparatoci da Dio dopo le tempeste di questa vita. (Benedetta, Pensieri, 30 novembre 1961)
“Con Lui mi pare d’essere in una cella chiusa, ma in cammino verso un porto dove la pace è sicura ed eterna.
E mi sciolgo in tenerezza, trasalendo quando mi pare di essere da Lui presa per mano” (a Sr Domenica, 14 aprile 1963)
Con la morte, la vita è mutata, non tolta. (Pensieri, 30 agosto 1962)
Signore, in questo luogo dove per pochi anni hanno riposato le spoglie della beata Benedetta, desidero rinnovare la mia fede in Te, morto e risorto, e dire: Sì, io credo, risorgerò!